# 1- Il caffè


Decisi di alzarmi per preparare il caffè, il mio caffè. Lui gode della totale priorità, prima ancora di tirar su le serrande, e perfino le palpebre. Mi è assolutamente necessario per affrontare la giornata nel verso giusto e se poi ci si aggiunge anche il buon umore, ancora meglio. Così ogni mattina procedo con il rituale della sua preparazione con alcuni accorgimenti essenziali che gli estimatori come me non possono fare a meno di seguire. Inizio con l’afferrare la moka e, svitandola, presto ascolto al sottile stridìo. Verso un’acqua leggera e se possibile di alta quota (quindi minerale) nel bollitore fino alla valvola di sicurezza e poi tappo con il filtro a imbuto. Segue il passo più significativo e già in grado di risvegliare i sensi: l’apertura del barattolo. Impossibile opporsi alla reazione involontaria che esso provoca: la percettibile dilatazione delle narici, ansiose di inalare tutto il suo aroma sprigionato. A questo punto, lambisco la polvere del caffè torrefatto con un movimento delicato del cucchiaino di legno, come a volerla accarezzare per percepirne la consistenza, fino a quando, una volta appagata, la raccolgo con premura, riempio il filtro e lo sistemo con qualche colpetto finale, evitando l’inutile pressione. Prima di avvitare il bricco, o raccoglitore, mi accerto che la guarnizione sia a posto; se fosse troppo usata, perderebbe di elasticità e fallirebbe nella chiusura ermetica, basilare per una adeguata compressione. Avvito il corpo superiore e, sempre prestando ascolto allo stridore, pongo la moka sul fornello che, non so perché, in questo caso viene acceso sempre dopo. Mi assicuro che il fuoco sia basso e costante. Questa, in particolare, è una manovra che riesce a trasmettermi un certo calore casalingo, riportandomi a quando da bambina andavo a far visita ai nonni paterni nella casa di campagna. Il nonno sistemava con dedizione i ceppi nel focolare e io attendevo, bramosa, che si trasformassero in brace rossa, incandescente, magica. Ebbene, terminata la fase preparatoria, aspetto di sentire il gorgoglio che annuncia l’arrivo del caffè, fase durante la quale immagino l’acqua che pian piano sale e avanza lenta espandendosi nella polvere, la accarezza, e poi prosegue salendo ancora, trasformata, fiera, bollente. Sollevo il coperchio per evitare che si formi la condensa: potrebbe ricadere nel bollitore. Manca poco e già lo sto pregustando. Ora, attenzione. Quando il borbottio diventa più intenso, tolgo la moka dal fuoco. Già, bisogna sacrificare un po’ di quantità per ottenere un caffè di tutto rispetto. Ci siamo. Gli effluvi del re degli aromi mi avvolgono. Ho l’acquolina in bocca. Non mi resta che versare quella bevanda nera e bollente nella tazzina di porcellana bianca e assaporarla a piccoli sorsi, rigorosamente seduta sul tavolino.

Foto tratta dal web

7 pensieri riguardo “# 1- Il caffè

  1. Un amico, che ora è vescovo in terra di missione, sociologo e, come te, psicologo, amava ripetere, dopo la preparazione – come un rito liturgico! – della magica bevanda e che hai splendidamente descritto: con l’eventuale aggiunta di zucchero nel primo caffè mattutino anche un cucchiaino di sano menefreghismo, o anche due. Per non prenderci troppo sul serio per l’intera giornata…
    Ciao, Emma.

    Abele.

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  2. I sudisti hanno una vocazione per questa bevanda che assume un chè di divino persino nella preparazione e nella degustazione. Riti e tradizioni che la gente del sud del mondo applica al caffè che ti sorprendono come quando lo assaggi bollentissimo sulle labbra (da noi si beve così). Buon caffè anche a te.

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  3. Bene, io faccio esattamente gli stessi gesti. E la mattina PRETENDO il caffè, è una necessità vitale 😉
    Ylenia
    (sotto alto/ulteriore nick)

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    1. Adelasia… poi questo me lo spieghi, eh?
      Strepiadelasia, visto che ora conosci il mio rapporto con il caffè, ricordati sempre che la tazza deve essere necessariamente BIANCA!

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  4. Ciao Emma
    Il caffè è un rito e una necessità.E’ il motore del nostro corpo.Attiva le cellule cerebrali.
    E’il tasto di accensione che ci permette di elaborare i file di connetterci con il mondo esterno.
    A presto ,magari per un caffè da me.

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    1. E lo apprezzo ancor di più di quello del bar, dove assapori solo il prodotto finale, senza però partecipare al sublime rito della sua preparazione.
      Accetto volentieri

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