Ecco, io volevo rilassarmi, appunto, ma proprio non avevo intenzione di abbandonarmi alla solita lagna di tutto il giorno. Così, cambiando decisamente genere, inserii un CD dei Deep Purple, Child in time, ed alzai ancor di più il volume. Questo brano dopo trent’anni che lo ascolto ancora mi trasmette forti sensazioni. Dalla dolcezza iniziale, in cui lentamente si sprofonda fino a raggiungere l’abisso, si viene trascinati da un continuo crescendo, vocale e strumentale. E proprio in questo crescendo si ha la sensazione che qualcosa debba accadere. Si aspetta, si ansima e finalmente arriva un’improvvisa accelerata che, con tutta la sua potenza, squarcia la monotonia trasformandola in un caotico delirio con il frastuono assordante delle chitarre elettriche. Sembra quasi il corso della vita: dopo un periodo di noia o di andamento lento e monotono, si ha il sentore che stia per succedere qualcosa, e poi un urlo ti afferra il petto e ti schianta nelle fauci di nuove situazioni.
Eh eh, i “good old” Deep Purple… Child in Time è una delle mie preferite… (Ted the Mechanic, però… 🙂 )
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Sono sicura che non esistano parole per descrivere il vortice emotivo che Child in time riesce a trasmettere. Ci ho provato. Per Ted the Mechanic, purtroppo, mi discosto un po’ dal tuo giudizio. Ritmato, frizzante, ma non trascina nè travolge in quel vortice. Questione di feeling
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