Lavarsi i denti utilizzando l’arnica anziché il dentifricio, uscire con un vestito elegante e gli infradito di casa, tentare con accanimento di aprire un’altra macchina, cercare per tutta casa il cellulare mentre si tiene all’orecchio ascoltando l’interlocutore. È possibile? Sì, è possibile questo e tanto altro ancora se si ha addosso la scia persistente di una esperienza galvanizzante.
Oggi vorrei scrivere un post, così, vorrei parlare, dire, sfogarmi un po’, solo un po’, di quello che mi è accaduto, altrimenti rischio di fare altre figuracce.
L’attività promozionale è importante, non lo discuto, però oggi mettiamoci in pausa, un momento di relax per parlare di emozioni, aneddoti, ricordi, tanto per non affogare la Pagina[1] di video e foto. Ah, le foto sono bellissime e scattate da professionisti del campo, e le inseriremo, prometto, però ora no, ora vorrei prendermi un giorno. Vorrei respirare anche la vostra presenza in un reciproco scambio, e non rimpinzarvi solo di appetitosi stuzzichini, buoni per carità ma non sempre graditi.
Ecco i miei videoclip.
Fotogrammi impressi sulla pellicola della memoria, ancora vivida, come vividi sono i graffi sulle gambe e sulle ginocchia, procurati dai rovi che ostacolano la vista del Dolmen Stabile. Segni protostorici. Salento megalitico. I Menhir svettano là dove non te li aspetti. Svettano come la mia smania di esplorare e conoscere.
Il respiro di libertà nella guida solitaria mi fa sentire una bambina alla quale lo zio ricco chiede di scegliere il giocattolo che più desidera. [Riavvolgimento nastro] Lecce. Scaffali pieni zeppi di giocattoli. Zio Giacomino chiede a Emma piccola di scegliere quello che vuole. Colta all’improvviso da una gioia fiabesca, Emma vorrebbe una jeep a pedali, verde, grande, bella. È troppo, Emma non ce la fa. È timida e quello zio che vede una volta l’anno si è trasformato in Mago di Oz. Indica, così, il giocattolo che le sta davanti, uno a caso: la lavagnetta con i chiodini tutti colorati. Ma è piccolo, scegline un altro. La situazione si è complicata e la bimba si sente anche esaminata. Cerca aria di casa, i giocattoli semplici. Vorrebbe i suoi genitori. Poi sceglie la bambola Michela, non tanto per la bambola per la quale non ha mai dimostrato tanta simpatia, ma per giocare con il piccolo apparecchio posto sulla sua schiena. Lo zio è soddisfatto, lei anche. Può giocare con i piccoli dischi uguali a quelli dei suoi genitori in formato ridotto. E forse un ponte che la traghetta verso la sponda sicura trova soluzione al suo impaccio. [Avanzamento nastro]
Conosco a memoria la litoranea che da Otranto scende fino a Santa Cesarea. Costa alta. Venti chilometri selvaggi, anche in pieno agosto. Raro è l’accesso al mare, ma appagante la vista, l’olfatto. Lo so cosa nasconde quella curva e anche l’altra e l’altra ancora, eppure rivivo la curiosità della novella esploratrice.
È finita la pacchia, dopo Lecce e Nardò, presenterò nel Nord Barese. Altra zona. Come sarà? Guido tra i pensieri e l’impazienza di conoscere Bitonto, Barletta e Trani. Sottofondo musicale Pink Floyd, Us and Them. Magnifico!
Scracketndfksladfcrashhhhhh
Cos’è? Scusa, Roger. Scusa, Richard. Devo mettervi in pausa. Anche la gomma squarciata sembra aver arricchito il viaggio. Trovo nell’imprevisto un senso. Sono stata risucchiata dall’avidità di scoprire [Slow Motion]. Posso raccontare: la mia prima volta è accaduta a cinque chilometri da Brindisi, dove viveva nonna. Altri pensieri. Sento il profumo delle sue leccornie. La focaccia, la pizza di patate, i pasticciotti. L’acqua di colonia che rinnovava nei pomeriggi afosi.
Avviso Bitonto del ritardo. E riprendo il viaggio, sempre ignara di quello che mi aspetterà. Non so ancora le meraviglie che vedrò, gli abbracci dei già amici, i librai, le chiese barocche e quelle paleocristiane, le cattedrali, i sorrisi, le pinacoteche, i fiori, il caffè nautico, e i brindisi ripetuti ripetuti ripetuti. E lo sguardo di chi mi saluta con una patina di acerba malinconia e che ricambio con il mio, denso della stessa promessa. Ci rivedremo, presto presto!
[1] Racconto pubblicato sulla mia Pagina Facebook
Immagine tratta dal web
I suoi ricordi, il modo in cui descrive le sensazioni e le emozioni fanno vivere, anche se in piccola parte, purtroppo, ciò che lei stessa ha vissuto. È qualcosa di meraviglioso e fa venire voglia di ripercorrere i suoi viaggi, visitare quei posti, anche solo per sentire un po’ di più la bellezza che descrive.
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Grazie, Ela! Trasmettere tutte le emozioni è impossibile, sono state troppe e le porto ancora addosso. Avrei dovuto entrare nei particolari di ogni posto che ho visitato, avrei dovuto descrivere l’accoglienza e la generosità di ogni persona incontrata, anche in modo fortuito per strada, e che poi si è sviluppata in una amicizia per il momento epistolare (e parlo di una ragazza di 23 anni che ha rinunciato a studiare per l’esame pur di mostrarmi le bellezze della sua città). Sono contenta ti sia piaciuto tutto. Da quello che scrivi, penso tu abbia letto i miei diari di bordo 🙂 Buona vita!
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beh, io litigai con un tizio su una Freccia per il posto: avevo sbagliato giorno…
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Beh a sbagliare giorno non ci sono mai arrivata, ma a sbagliare treno sì! Succede ai creativi, dai… 😉
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