E sì che la nostra sindaca non sa come altro bersagliarci con accuse prive di fondamento.
Ieri ha dichiarato che le donne che gestiscono “La Casa internazionale delle donne” pretendono un trattamento privilegiato perché donne. Oddio, che brividi che mi ha fatto venire.
Ma lei si è mai recata personalmente alla Casa? No.
Ma lei si è mai informata sul progetto della Casa dell’accoglienza ormai lungo trent’anni e sempre condiviso con il Comune di Roma? Credo di no.
Ma lei sa che oltre alle lotte per la parità dei diritti la donna continua ad essere vessata, discriminata, aggredita, violentata, e ha bisogno di accoglienza e assistenza legale e psicologica, cosucce, tutte queste, che vengono offerte gratuitamente dalla Casa? Evidentemente, no.
Ma lei sa che le organizzatrici della Casa fanno fronte, oltre a tutto questo, anche alla manutenzione di tutta la struttura avvalendosi del sostegno di donazioni, sottoscrizioni e aiuti vari? Mhhh, ne dubito.
Ma lei sa che il canone pagato è sì inferiore a quello richiesto, ma non uguale a zero euro come lei stessa ha dichiarato ieri alla giornalista Latella? No, proprio no. Anzi, sì, ma conviene mentire per propaganda (siete bravi in questo).
Ma lei sa che le donne della Casa hanno ribadito, ultimamente con due lettere, la volontà di arrivare a una soluzione condivisa e a una proposta di transazione senza ricevere alcuna risposta? Sì, lo sa. Ma afferma il contrario.
Allora io sono costretta a pensare che voi proprio non riuscite a capire il significato della parola “solidarietà”. E’ fuori da ogni vostra logica il poter pensare che esistano belle realtà essenziali, che faticano per offrire servizi anche attraverso il volontariato prestato pure da tanti professionisti.
La verità è che voi avete paura di queste realtà, degli spazi aperti a tutti, uomini e donne, dove possa circolare il libero pensiero e dove esiste ancora il confronto. Ah, il confronto! Altro passaggio che non vi appartiene. Confronto, solidarietà, assistenza, sono parole che non possono appartenere a persone impreparate, inadeguate, razziste e sessiste, animate da ben altri sentimenti.
Del resto cosa possiamo aspettarci da chi non accetta divergenze e dissensi, appellando le organizzatrici della protesta romana “radical chic” o “simpatizzanti di mafia capitale”, da chi chiama “quattro deficienti” gli studenti manifestanti o “damine” le donne dell’ultima manifestazione a Torino?
Credo tu abbia perfettamente ragione! Lei non è vicina a tutte queste donne semplicemente perché non si é mai trovata in questa situazione o chissà forse per altro ma questo non la giustifica. Serve più solidarietà nel nostro paese, più comprensione ma soprattutto più informazione!
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Lei parla di sessismo nei suoi confronti. Dice che viene vessata solo perché è donna e poi si dimentica che questo problema può esistere e riempie di bugie una intervista che può essere smontata pezzo per pezzo. Mi chiedo cosa voglia farci con questo seicentesco palazzo buon pastore. Sai, il comune, più di trent’anni fa, scelse questo posto come luogo simbolo poiché nacque come reclusorio carmelitano per laiche, diciamo meglio reclusorio per donne “difficili e scomode”.
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