Complicazione.
Riscossa l’estromissione da quelle stimolanti vertigini passionali, che credevi non finissero mai, ti senti circondare dalle dune dorate di un infinito deserto, e la bocca colma di sabbia pungente. Tutto appare fiacco, smorto, dormiente. Deprimente. Ti appelli ai ricordi, a quei momenti di attesa, a volte sconvolgente, perché sapevi che sarebbe arrivato quel tocco su quelle precise corde, perfette per far vibrare il corpo intero, e quando la scossa si irradiava fino all’apice del capo, svincolavi la pressione di una frenesia lievitante affinché inseguisse bolle di voluttà.
Coraggio.
Il corpo continua a fremere, a reclamare. Non puoi solo appellarti ai ricordi, lo sai bene.
Rimosso ogni pregiudizio, ogni remora, ascolti una supplica che sussurra dal tuo intimo. L’hai sempre ascoltata, l’hai sempre censurata. Ora i tempi sono maturi e il coraggio di liberarla e fargli spiccare il volo si sta schiudendo. L’ossessione si impone al controllo, l’indecenza alla dignità, l’esigenza al pudore. Ti aggrappi solo a quel pensiero, l’unico che potrebbe salvarti da questo sventurato torpore.
Interpretazione.
Ti rianimi al pensiero di vedere il suo corpo nudo, non completamente però. Desideri che il ventre sia coperto da un tutù. Un tutù bianco. Un ampio tutù con morbidi volant a cascata di tulle trasparente, vaporoso. Evanescente. Evanescente la tua testa, la tua ragione, la tua pudicizia. Sei preda dell’urgenza, del tormento nel quale sprofondi arrendevole alla gravità del tuo appetito. Contemplare la sua vita strizzata nella diafana gonna spalanca la porta alla smania scalpitante. Scoprire il suo sesso come se fosse la prima volta sfogliando il suo ventre un velo dopo l’altro aggrava l’ardore, e non passa inosservato. La brama famelica vuole sfrondare il corpo, la carne, dai grossi petali vaporosi.
Risveglio.
Sfumati l’ardito pensiero e la spudorata fantasia, tutto si palesa come è sempre stato. Il suo corpo, il tuo, la scaletta dei preliminari, i movimenti prevedibili, i sussurri scontati, il rapporto carente di mistero, esente da qualsiasi ambiguità. Ti vergogni delle tue fantasie, ti imbarazzi. Guardi un’ultima volta il corpo dell’amante vestito di ridicole immaginazioni, e sorridi e arrossisci. Lui ti chiede, tu non osi. Poi ti fai seria e lo implori di sostituire il Degas appeso sopra il letto con un Kandinsky.
by Emma Saponaro
Per l’antologia I vizi capitali – L’Erudita – Giulio Perrone Editore
Emma sei fantastica la tua capacità di descrivere non solo situazione immaginate ma anche emozioni e sensazioni mi commuove e nello stesso tempo mi ravviva grazie per aver voluto condividere tutto ciò a presto un abbraccio
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Grazie, Paola. Sono felice di trasmettere emozioni.
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