Ho tirato giù l’albero di natale e, come tutti gli anni, aprendo la vecchia scatola ci ho trovato di tutto. Non di semplici palle di vetro si tratta, ma di oggetti che mi ricordano tante cose e che mi riportano a ricordi di tanti anni fa, risvegliando quel dolore sottile che riposa silente perché la vita va avanti e si fa finta che non esista, il dolore. Ho buttato il puntale di mio zio. Si teneva con lo scotch e ha resistito per 42 anni, quando lui se n’è andato e io ero adolescente. Gli oggetti sono anche simboli, grimaldelli delle emozioni, pillole di vita passata.
Il mio albero è scarno, ora, niente ricordi. Guardo avanti, vivo il presente, ma quei ricordi li conservo in me, e li rianimo ornandoli di tenerezza, almeno ci provo. Perché, tutto sommato, il mio passato è un gran bel passato e non ha bisogno di oggetti per commemorarlo.
leggi L’albero di Natale
Anche il tuo post è pieno di tenerezza. Ed è per questo che è venuto fuori così bello.
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Grazie, wwayne! Le tue parole mi donano un soffio di leggerezza che grdisco
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Condivido in pieno. Troppo spesso i ricordi vengono legati agli oggetti e questo ci impedisce di eliminarli anche se rovinati o addirittura rotti. In realtà i ricordi di avvenimenti e persone importanti sono sempre vivi in noi e generano si tristezza ma anche tanta tenerezza e gratitudine per aver fatto parte della nostra vita
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Ecco, Paola, esattamente questo. Ma che fatica però liberarsene. E’ come un atto cerimonioso, un distacco che hai deciso ma che non vorresti, una separazione, una fitta di dolore, quasi un atto di mancanza di rispetto. Ma poi non di questo si tratta e si procede.
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