La Resistenza taciuta
Dal 1943 al 1945
70000 partigiane coinvolte nei Gruppi di difesa delle Donne
35000 quelle a cui a fine guerra fu assegnato il riconoscimento ufficiale di “partigiano combattente”
4653 arrestate, torturate
2812 fucilate, impiccate
1070 cadute in combattimento
2750 deportate in Germania
per la Libertà
19 (diciannove!) decorate al valor militare.
Erano donne, non uomini. E i guerrieri sono uomini, non donne. Infatti alle donne partigiane non fu permesso di sfilare nelle città liberate.
Fu quello della Resistenza il periodo di presa di coscienza.
Le donne erano relegate dal regime e da una mentalità perlopiù maschilista nella sfera familiare e domestica. Durante la guerra le fabbriche e gli uffici si riempirono di donne per svolgere lavori “da uomini” perché questi erano impegnati al fronte. Le donne svolsero quindi lavori che per legge (n. 321 del 1934) erano riservati esclusivamente agli uomini, fissando poi per concessione con il DL del 1938 il limite del 10 per cento per l’assunzione di personale femminile definendone ben benino, con il regio decreto 989 del ’39 quali fossero i lavori donneschi, cioè adatti alle donne.
La donna, inizia dunque il suo percorso di emancipazione, lavora, combatte.
E continua a combattere contro la discriminazione di genere, contro i soprusi maschilisti e le violenze sessiste che ancora oggi, 2023, affliggono le donne.
Per tutte le donne e per le nostre sorelle di tutti i Paesi del mondo: Libertà!!!
