Torta Paradiso

Ogni anno, Filiberto vuole festeggiare il suo compleanno con la Torta Paradiso, il suo dolce preferito, e ogni anno io la preparo e lui finge di rimanerne sorpreso. Arriverà tra due ore e il dolce sarà tiepido come piace a lui. Nel sistemare l’occorrente sul tavolo, mi accorgo che manca un ingrediente fondamentale: la farina. Accidenti! È una domenica di agosto, i negozi sono chiusi, il palazzo è deserto e io… io sono disperata.
Filiberto è andato a pranzo da sua madre. Come ogni anno, lei desidera festeggiare questo giorno sola con lui, per celebrare non tanto il giorno della sua nascita ma quello in cui lei divenne madre. È una donna egoista e detestabile. Per non sentirla, Filiberto preferisce assecondarla, basta che al rientro a casa, festeggi con me e con la Torta Paradiso, ormai è un rito. Ma non quest’anno!
Però forse Dora, la portiera, può aiutarmi.
Scendo al piano terra, suono il campanello. Mi accorgo che la porta è socchiusa e, non ricevendo nessuna risposta, avanzo di un passo solo per farmi sentire: – C’è nessuno in casa? – Nessuna risposta. Non insisto e risalgo nel mio appartamento. Decido di telefonare a Filiberto per proporgli un dolce alternativo, sperando che accetti senza porre troppe domande. Dopo aver composto il numero, una voce registrata mi informa che il cliente da me desiderato non è al momento raggiungibile. Il solito distratto: avrà il cellulare ancora spento. Sono costretta a telefonare a mia suocera che mi informa con tono spietato che Filiberto non è andato da lei. Come può essere possibile? È uscito da tre ore. Mi affaccio e scorgo la sua auto ancora parcheggiata sotto casa. Non capisco e tanto basta per farmi cadere vittima di una preoccupazione allarmante.
Scendo di nuovo da Dora, forse ora sarà rientrata. Il cuore pulsa forte e sembra uscire dal petto e l’afa mi toglie il respiro.
La porta è sempre accostata. – Dora? – urlo questa volta. Cedo all’ansia. Sono sola e potrei cadere vittima di aggressioni o di rapine senza che nessuno se ne accorga. E di Filiberto nessuna traccia. Non ho alternative: mi inoltro nel piccolo appartamento. Bastano tre passi e sono già in cucina.
Quello che si presenta davanti ai miei occhi è uno spettacolo raccapricciante. Mi sento svenire. Non più di ansia si tratta. La nausea sale velocemente, stringendomi la gola e comprimendo il petto. È inevitabile che svuoti completamente lo stomaco. Dora giace supina sul tavolo della cucina; le è stata amputata una gamba. A terra un’enorme pozza di sangue. Continuo a rigettare ormai solo succhi gastrici. L’odore è nauseabondo, lo spettacolo disgustoso. Decido di andar via velocemente. Ho paura, riesco a respirare a malapena, chiudo la porta con quattro mandate sopra, tre sotto, più il chiavistello. Avanzo verso il telefono, sto per afferrarlo quando mi accorgo che è sporco di sangue. Qualcuno ha già… Il panico mi impedisce di riflettere ma non di decidere di scappare. Afferro le chiavi dello scooter e maledico la scrupolosità con la quale ho serrato la porta.
– Claaaraaaa
La voce tonante di Filiberto che proviene dalla cucina mi fa sobbalzare, però mi conforta sapere che sia in casa. Corro da lui per riferirgli quello che ho visto. L’espressione sconvolta di Filiberto mi blocca. È strano: è astemio, ma tiene in mano un calice con del vino di un rosso intenso, talmente corposo che gli ha tinto le labbra. Mi accorgo che la sua camicia è macchiata di sangue e lui ha uno sguardo di ghiaccio perso nel vuoto e le labbra, imbrattate di rosso, accennano un ghigno. È irriconoscibile. La scena agghiacciante della povera Dora è svanita e l’attenzione è concentrata tutta verso lui.
– Cosa ti è successo, Filiberto?
Non risponde, il ghigno esplode in una risata diabolica. Non capisco. Lo guardo e comincia a parlare: – Un compleanno così non lo dimenticherò mai. – risponde continuando a fissare il vuoto davanti a sé – Come è buona Dora, amore mio!

by Emma Saponaro

Questo racconto è stato selezionato per l’antologia “La paura fa 90”

foto tratta dal web

4 pensieri riguardo “Torta Paradiso

  1. A me non hai fatto paura. 😉
    Vedo che il racconto fa parte dell’antologia “La paura fa 90”: vedrò di procurarmi detta pubblicazione.

    Dunque, non so se per ragioni editoriali o solamente tue personali, su Dona e su come è stata assassinata hai fornito pochi particolari. ^__^ Forse un uomo si sarebbe soffermato maggiormente sui particolari. Ma questo è un particolare alla fin dei conti.

    Hai uno stile limpido, come il sangue che Filiberto beve dal bicchiere. Direi che hai bene appreso le regole che Stephen King ha dettato affinché si scriva un buon romanzo horror o racconto. La tua torta Paradiso è di sicuro effetto. E sono certo che sei capace di spaventare ancora di più i lettori, magari con una torta Inferno.

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  2. Giuseppe,
    se un uomo si fosse soffermato sui particolari avrebbe sforato il limite di 666 parore, regola rigida per partecipare al concorso, e il suo racconto non avrebbe avuto alcuna possibilità di essere selezionato. ^__*
    Mi è piaciuto questo contraddittorio scrittori/scrittrici e sono anche contenta che sei passato. Sai che i tuoi giudizi sono sempre preziosi.
    PS ma quali sono le regole del RE?

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    1. E’ vero. Avrebbe impiegato 666 parole solo per i particoli più trucolenti. 😉

      Figurati se non passavo a leggere. Piuttosto dimmi dove è possibile reperire copia di La paura fa 90, così magari recensisco e recensisco in maniera più approfondita anche te.

      Come? Proprio tu non hai letto On Writing di Stephen King? E’ un manuale di scrittura, dove King dà preziosi consigli su come scrivere. Non sono del tutto d’accordo su alcune cose, ma è buon manuale, perlomeno per chi scrive letteratura di genere. Lui odia gli avverbi, ad esempio. Ma è una sua idiosincrasia, a mio avviso un po’ sterile. Comunque è da leggere, ci sono consigli che val la pena di far propri.

      Il contraddittorio è un po’ una polemica sterile a dirla tutta: prima di Naipaul, un mostro sacro qual è Oscar Wilde aveva già detto certe cose. La storia si ripete. ^__^

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    2. Non solo non ho letto On Writing, ma nessun altro suo libro. Mi inibisce la folle lunghezza dei suoi libri… sì sì lo confesso… ok, hai ragione, domani lo compro… ma quante pagine sono?
      Wilde è nato un secolo prima di Naipaul e, comunque, dava o doveva dare scandalo su tutto. Cosa ci si aspetta da un uomo che dice che la donna va amata e non capita? Un uomo che disprezza la scrittura delle donne essendo figlio di una poetessa, beh… che Freud avesse ragione?

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