8 consigli di lettura per l’8 marzo

Rebecca ringrazia e abbraccia le sue sorelle❣️🍎

Scrivere storie di donne che non si arrendono e che, anzi, continuano nella loro lotta quotidiana contro i pregiudizi sessisti e contro chi vorrebbe vederle docili e omologate ha duplice origine: dal grido di ribellione per le disuguaglianze di genere e dal tentativo di smuovere la rassegnazione o l’indifferenza.

Dalla prefazione di Marina Pierri:

“Se devo essere una mela” «(…) consente di vedere, senza benaltrismi né pietismi, quanto spesso l’agonia giornaliera di chi si trova in una condizione anche di violenza economica e psicologica si nasconda dietro porte chiuse, che spesso chiuse lo saranno per sempre. Milioni di donne vivono quell’agonia, e di moltissime di loro non sapremo mai».

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sensazionemozione

Un anno che non scrivo qui.
Un anno intenso, durante il quale si sono avvicendate produzioni di parole sotto varie forme: poesie, racconti, progetti. Il più importante è stato il mio romanzo Se devo essere una mela, edito Les Flâneurs Edizioni.

Sono gli ultimi giorni di gestazione.
Pochi giorni e il libro vedrà la luce e inizierà a girare o girovagare secondo l’accoglienza dei lettori. È questo il momento più difficile di tutto quello strano e affascinante processo che inizia con la creatività e termina materialmente con l’oggetto libro. Che poi non è finita! Seguono la promozione, le presentazioni, le recensioni e non c’è niente da fare, quel distacco, quell’allontanamento si sente tutto e la creatura va, cammina senza più l’aiuto di chi l’ha creata.

Inutilità. Tristezza. Questo si sente 😦

La mente sta vagando in un ingorgo di ricordi che partono dalla prima stesura, incerta e faticosa, agli editing, alle rielaborazioni, smonta e rimonta, fino ad approdare alla forma che avevo reputato definitiva.
L’ho amata, questa storia, e sto friggendo per domani. Razionalmente non succede nulla, ma so che da domani non sarà più mia mia, non sarà più solo la mia creatura. E allora non mi rimane che augurarle buona vita e che sia fedele portatrice di quelle emozioni che ho cercato con impegno e dedizione di affidarle per poi trasmetterle alle lettrici e ai lettori.

La mia Rebecca è una donna che tenta di riprendersi la sua vita, affrontando un viaggio carico di ostacoli. Se fosse un film, direi che è una commedia brillante, ma è un libro e non saprei come collocarlo se non di genere non genere, o forse di genere femminista, visto che si tratta di emancipazione femminile. E poi non sta a me recensirlo, aspettiamo. Aspettiamo ancora un po’.

Ah, un’ultima cosa:

ad impreziosire il libro sono stati i contributi di Marina Pierri, autrice di Eroine, che ha scritto la prefazione, e dell’illustratore Alessandro Arrigo (www.arrigoartwork.com) che non poteva interpretare meglio la storia con la sua fantastica copertina.

Grazie!